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Poesia è amicizia con il Creato, il riconoscersi in minuscoli presagi e farne pane fragrante, nutrimento dell’anima.
Le nostre cellule sanno cogliere la poesia che ci circonda, lavorano in segreto per giorni, a volte mesi o anni; elaborano le nostre visioni, le esperienze, i ricordi, le attese, i momenti pregnanti. La poesia germoglia piano e poi ci abita all’improvviso e tutto irradia come un sole che attendevamo senza saperlo.
Credo che oggi vi sia necessità di una militanza poetica condivisa che si riassume nel verbo “esporsi”.
Esporsi è responsabilità delle proprie parole, impone di respirare nel verticale, nell’inequivocabile, chiede di abolire la paura di essere poeta e di lasciare traccia del proprio percorso nel suo incessante divenire.
Esporsi è abitare poeticamente il mondo, concimare laddove l’aridità è massima: le semine hanno esiti inaspettati; accogliere un cenno di fratellanza poetica come una folgore, una benedizione.
Esporsi è abbandonarsi al sogno restando vigili nel mondo, ascoltare la voce degli antenati e dei maestri. Coltivare un’indole nomade. Trasgredire con serietà.
Paola Pennecchi
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