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Martina Toppi

Parola d'interprete - Jeton Kelmendi e Michela Primerano


Jeton Kelmendi, uno dei protagonisti della 4^ edizione del nostro Festival Internazionale di poesia, Europa in Versi, ha sicuramente lasciato il segno nell'animo di molti. Non sono solo le sue parole a dare una nuova forma ai nostri pensieri, ma anche il suo sorriso gentile e denso di passato, teso a scaldare occhi che hanno vissuto e che non hanno paura di lasciar trasparire un dolore non ancora del tutto cauterizzato.

"Precursore ed esponente rappresentativo della poesia albanese moderna, è scrittore, saggista e giornalista per vari giornali albanesi ed esteri. Laureatosi all’Università di Bruxelles, ha conseguito master e Dottorato in diplomazia e politica internazionale. È professore alla AAB University e membro attivo dell’Accademia Europea di Scienze, e Arti di Salisburgo. Le sue raccolte approfondiscono la lirica dell’amore, del conflitto nel quale ha combattuto durante la guerra in Kosovo e la realtà dei nostri tempi; le poesie sono state tradotte in più di ventisette lingue."

Jeton, protagonista della vita e narratore della vita, ci ha parlato con la sua voce e continua a farlo, tramite le sue poesie e le impressioni lasciate ai molti che le hanno ascoltate.

Fra loro anche Michela Primerano, giovanissima amante della poesia, che ci racconta le parole di Jeton attraverso le proprie.

Riflessioni - Michela Primerano

La poesia, si sa, è lo specchio dell’anima di chi la scrive ed al contempo di chi la legge.

La poesia di Jeton Kelmendi è lo specchio dell’anima estremamente sensibile di un poeta in continua ed incessante ricerca di se stesso, di risposte ad innumerevoli domande, di un senso da dare a ciò che è insensato ed ignoto, di luce da dare a ciò che è oscuro, di amore da dare a chi ne è privo.

In particolare, la sua raccolta contiene quaranta poesie scritte dal 1999, anno in cui Jeton Kelmendi si arruolò come soldato per combattere nella guerra del Kosovo, a giugno 2013, mese ed anno in cui morì suo padre. Tuttavia le poesie non sono scritte secondo l’ordine di composizione, bensì a partire dal testo (“Peja alle cinque del mattino”) che rappresenta l’entrata nell’età adulta, nell’età della maturità, delle responsabilità e dell’abbandono delle illusioni del passato, per poi continuare con testi trattanti i temi dell’amore, delle illusioni giovanili, della speranza, della poesia, ma anche della guerra, del sacrificio per la propria patria e per i propri compatrioti, del dolore e dell’infinita ed instancabile lotta alla ricerca di pace per la propria amata terra.

Non si può non lasciarsi toccare dalla profondità delle parole di Jeton Kelmendi, dai suoi versi permeati da una grande dolcezza e da una disarmante veridicità.

Scrive nella poesia “Amore in tempo di guerra”:

Forse,

Se confidassi a un amico

Che voglio amare

In tempo di guerra,

Questo amico mi prenderà per stolto,

Eppure anche nei più violenti scontri

Un soldato non smette mai di pensare all’amore

Lo so, avendolo provato io stesso.

In questa poesia, che rappresenta il primo passo verso l’età adulta, segnata dall’arruolamento del poeta nell’esercito per combattere per la propria amata patria, il poeta tenta di spiegare come anche “in tempo di guerra” possa sbocciare l’amore e che, anzi, gli amori più profondi e più grandi nascono proprio in tempo di guerra.

Ma se tutti seminassero

La Morte,

Chi raccoglierebbe l’Amore?

Il poeta pensa

Che gli amori più appassionati

Nascono in tempo di guerra.

[…]

Semplicemente

L’amore stesso è guerra,

La guerra

Più lunga,

Una guerra senza fine.

[…]

Non saprei immaginare

Come un amore possa nascere

Senza guerra.

L’amore stesso è guerra. È quindi paradossalmente la Morte stessa a generare l’Amore, che, a sua volta, genera la prima. Amore e Morte, Amore e Guerra dipendono strettamente l’uno dall’altro, in un armonioso dialogo senza fine. Bisogna morire, abbandonare se stessi, uscire da se stessi e dal giro delle proprie sicurezze per amare. Ed è proprio l’amore che spinge l’uomo a combattere. Un soldato non smette mai di pensare all’amore. Amore e morte si completano a vicenda.

La veridicità delle parole di Kelmendi, insieme alla grande sensibilità di quest’ultimo, lasciano senza parole, ammutoliscono, profondo silenzio. E di parole e di silenzio parla il poeta stesso. Nella poesia “Metamorfosi della materia” scrive:

Parlare non è un atto straordinario.

Perché vi si fa tanta attenzione?

[…]

Se solo qualcuno parlasse del silenzio

Come Dio parla delle stelle…

[…]

I pensieri brillano

Nel momento stesso in cui diventano parole.

Non aspettare il silenzio,

La sua lingua s’apprende solo

Quando non v’è più nulla da dire.

Con queste parole il poeta vuole dare importanza sia al silenzio che alla parola, entrambi mezzi di comunicazione potenti che brillano di luce propria. Il poeta invita l’uomo a tacere e a riflettere sulla poca importanza che oggigiorno si dà al silenzio. Prima di parlare / Appendi un pensiero alla finestra. Prima di dire parole vuote, l’uomo dovrebbe tacere, pensare e contemplare il silenzio “come Dio fa con le stelle”. Dopodiché è bene dare vita e voce ai propri pensieri, i quali brillano nel momento stesso in cui diventano parole, dando così inizio a una metamorfosi continua e senza della materia, dando cioè vita alla vita stessa.

Un altro tema trattato dal poeta è quello del rapporto tra passato e presente, tra memoria e oblio. Scrive nella poesia “Ritorno alle fonti”:

Tra il passato e il presente

Non c’è che una virgola

L’animo e la mente del poeta paiono essere continuamente attanagliati dal ricordo del passato e dalle esperienze, positive e negative, vissute. Ecco che allora emergono dalla mente del poeta ricordi di dolci e delicati amori finiti e passati che grazie alla poesia diventano immortali e del bruciante amore che lo spinse a combattere affinché la sua patria potesse raggiungere ed assaporare finalmente la libertà dopo anni di paure e di sanguinosi conflitti.

Ciò che più colpisce è però la capacità del poeta di coniugare questi temi - l’Amore e la Guerra, il dolore, la Morte - che paiono così differenti e distanti l’uno dall’altro e di farli dialogare in un continuo ed armonioso rapporto dialettico. Alla fine, tutto rimanda quindi all’amore e alla patria, a quell’amore per la patria, per la propria casa, che è presente nel cuore di ognuno di noi.

Vi sono delle cose da amare

Anche se non ne hai più bisogno,

Anche se non le desideri,

La patria è la chiave

Di quelle cose.

[…]

Non sei tu forse la tua terra,

La tua Patria,

La spiga del mio grano.

Il ramo dell’Albania

Che fruscia

Offrendo i suoi frutti amari?

Nella speranza che le parole di Michela unite ai versi di Jeton siano riuscite a donarvi non un senso, ma almeno una domanda, un abbozzo di interrogativo da contemplare in silenzio, prima di decidere di dare suono alla vostra voce, vi lasciamo con le poesie integrali di Jeton Kelmendi che Michela ha citato nella sua riflessione e di suo pugno ha tradotto. Buona lettura.

AMOUR EN TEMPS DE GUERRE

Parfois je voudrais que les choses se passent

Autrement,

Par exemple

Je voudrais qu’un brouillard épais m’enveloppe

Pour pouvoir traverser la frontière

Facilement,

Parce que c’est là-bas

Qu’il y a quelques mois

J’ai vu une jeune femme

Aux cheveux bouclés,

Je ne l’ai vue qu’une seule fois,

Mais j’ai tant rêvé d’elle

Que j’en suis tombé amoureux.

Cependant, tout compte fait,

C’est la guerre, et on ne connaît pas

Son avenir,

Chaque jour on se bat contre la mort,

Chaque fois on apprend

Qu’un gars

Est mort pour la paix

Ou d’autres nouvelles,

Comme par exemple

Que l’ennemi a été décimé.

Banalités journalières.

Peut-être

Si je confie à un ami

Que je veux aimer

En temps de guerre,

Cet ami me prendra pour un imbécile,

Pourtant même dans les combats les plus violents

Un soldat ne cesse de penser à son amour,

Je le sais, l’ayant éprouvé moi-même.

En temps de guerre

Dieu seul sait

Quand viendra la fin,

Peut-être

Qu’il n’y a plus de place pour l’amour,

Le temps réclame son tribut,

Mais si tout le monde semait

La Mort,

Qui pourrait récolter

L’Amour ?

Le poète estime

Que les amours les plus passionnées

Naissent en temps de guerre.

Peut-être,

Peut-être qu’elles surpassent même

Le récit biblique

Ou même les histoires les plus illustres

De Lorca ou de Hemingway,

Tout simplement

L’amour est une guerre aussi,

Même la guerre

La plus longue,

Une guerre sans fin,

Avec d'autres armes :

Cœur, Âme et Sexe.

Me voici qui arrive

Au centre

De la scène,

Il y a la guerre,

Tu la contemples, jour après jour,

Et la vie devient de plus en plus difficile,

C’est ainsi que cela a commencé,

Ma conscience s’est embrouillée,

Soudain

J’étais prêt pour le bonheur,

Pour un petit amour de plus.

Etait-ce un rêve ou un anti-rêve ?..

Aujourd’hui

Je suis sûr que

Si on me demandait

Si j’étais prêt à mourir,

Je répondrais que 99 fois j’étais prêt

Mais la 99e fois s’est avérée

Une surprise.

Je ne saurais imaginer

Comment un amour naît

Sans guerre,

Mais l’amour existe, et la guerre aussi.

Tard dans la nuit

La lune a oublié

De se montrer,

Un soldat est revenu, puis est reparti

Vers d’autres frontières ;

Là où il y a l’amour, en temps de guerre,

La guerre continue...

Oh soldat, soldat...

Novembre 1999, quelque part à la guerre de Kosovo

AMORE IN TEMPO DI GUERRA

Talvolta vorrei che le cose andassero

Diversamente,

Per esempio

Vorrei essere avvolto dalla nebbia

Per poter attraversare la frontiera

Senza problemi,

Perché fu là che

Qualche mese fa

Vidi una giovane donna

Dai capelli ricci,

L’ho vista solo una volta,

Ma l’ho sognata così tanto

Che me ne sono innamorato.

Tuttavia, a conti fatti,

Questa è la guerra, e non si conosce

Il suo futuro,

Ogni giorno si combatte contro la morte,

Ogni volta si viene a sapere

Che un ragazzo

È morto per la pace

O altre cose,

Come per esempio

Che il nemico è stato decimato.

Quotidiane banalità.

Forse

Se confidassi a un amico

Che voglio amare

In tempo di guerra,

Questo amico mi prenderà per stolto,

Eppure anche nei più violenti scontri

Un soldato non smette mai di pensare all’amore,

Lo so, avendolo provato io stesso.

In tempo di guerra

Dio solo sa

Quando tutto avrà una fine,

Forse

Non c’è più spazio per l’amore,

Il tempo riscuote il suo tributo,

Ma se tutti seminassero

La Morte,

Chi raccoglierebbe l’Amore?

Il poeta pensa

Che gli amori più appassionati

Nascono in tempo di guerra.

Forse,

Forse trascendono persino

Il racconto biblico

O anche le storie più illustri

Di Lorca o di Hemingway,

Semplicemente

L’amore stesso è guerra,

La guerra

Più lunga,

Una guerra senza fine,

Combattuta con altre armi:

Cuore, Amore, Sesso.

Eccomi arrivare

Al centro

Della scena,

C’è la guerra,

La contempli, giorno dopo giorno,

E la vita diventa sempre più complicata,

È così che iniziò,

La mia mente era confusa,

Ed improvvisamente

Ero pronto per la felicità,

Per un po’ più d’amore.

È un sogno o un anti-sogno?

Oggi

Sono sicuro che

Se mi domandassero

Se io sia pronto a morire,

Risponderei che per 99 volte lo sono stato,

Ma la 99esima si è avverata

Una sorpresa.

Non saprei immaginare

Come un amore possa nascere

Senza guerra,

Ma l’amore esiste, ed anche la guerra.

A notte fonda

La luna ha dimenticato

Di mostrarsi,

Un soldato è tornato, poi è partito

Verso altre frontiere;

In tempo di guerra, dove c’è l’amore,

La guerra continua…

O soldato, soldato…

LE RETOUR AUX SOURCES

Certains signes sont disséminés partout

Jusqu’à la colline où notre respiration siffle,

Deux nuits d’automne et nos baisers

Qui brûlaient au-dessus du néant.

Depuis ce jour-là jusqu’à nos jours

Tant d’esprits, tant de nuits

Ont passé,

Mais je retrouve encore une fois

Notre vie de jadis.

De l’esprit qui soufflait alors

La mémoire survit

Dans la conscience

De cette soirée abandonnée ;

Ils s’étaient regardés

Face à face,

Tandis que la colline derrière eux,

Témoin de ce temps-là,

Du temps résumé,

Préservait l’esprit brillant, angélique,

Préservait la nature d’un amour

Unique,

Et le chant qui en émanait.

Entre jadis et naguère

Il n’y a qu'une virgule

Où se dresse la parole :

Tant que cette colline-là demeure

À sa place,

Reviens dans ta nuit pour notre nouveau

Rendez-vous.

Suisse, 24 Décembre 2009

RITORNO ALLE FONTI

Certi segni sono disseminati dappertutto

Fino alla collina dove sibila il nostro respiro,

Due notti d’autunno e i nostri baci

Che bruciavano al di sopra del nulla.

Da quel giorno fino ad oggi

Così tante anime, così tante notti

Sono passate,

Ma ritrovo ancora una volta

La nostra vita di un tempo.

Del soffio dell’anima allora

La memoria sopravvive

Nella coscienza

Di questa sera abbandonata;

Si guardarono

Faccia a faccia,

Sebbene la collina dietro di loro,

Testimone di quel tempo passato,

Del breve tempo,

Conservava l’anima lucente, angelica,

Conservava la natura di un amore

Unico,

E il canto che ne proveniva.

Tra il passato e il presente

Non c’è che una virgola

A cui si rivolge la parola:

Finché quella collina che rimane

Al suo posto,

Ritorna nella tua notte per un nostro nuovo

Ricongiungimento.

Svizzera, 24 Dicembre 2009

L’ÂGE MYTHIQUE

(l’età mitica)

Poèmes

poesie

Traduzione francese di Dmytro Tchystiak

Con la collaborazione dell’autore e di Nicole Laurent-Catrice

Traduzione italiana di Michela Primerano

Martina Toppi

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