Oh, se io avessi saputo,
Quando nel debutto mi lanciavo,
Che i versi col sangue – uccidono,
Affluiranno alla gola e uccideranno!
Boris Pasternak
Com'è difficile parlare di poesia – in prosa! Non è più facile che parlare di musica. Il poeta russo Osip Mandelstam ha detto che la poesia non si può parafrasare. Così sfugge anche la sua stessa definizione! In versi si parla della poesia in modo più preciso; ho scritto almeno cinquanta poesie su questo argomento, perché mi turba. Si può provare a cristallizzare l'essenza?
Prendiamo prima l'immagine più tradizionale del poeta; perfino non un'immagine – una banalità. Un sognatore distratto nella natura – o uno strampalato coi capelli arruffati e gli occhi ardenti. Entrambi prevedono qualcosa di inaccessibile alla semplice vista: sì, è così! Immagine romantica. Cosa manca in essa? – Il dolore.
La differenza tra la grande poesia e la poesia secondaria, così come la differenza tra l'arte del genio e l’arte comune, è più o meno la stessa che intercorre tra il semplice piacere e l'autentico godimento. Nel godimento c'è l'elemento del dolore. Pertanto, l'arte sublime non è mai comoda, anche se al lettore superficiale sembra essere tale. Contiene dolore spirituale, nostalgia, ed è sempre intimamente tragico, anche quando è assolutamente gioioso. La bellezza genuina fa piangere perché è tragica nella sua fragilità, anche se sembra del tutto salda. E questo è il segreto non solo di geni fragili come Schubert o Mandelstam, ma anche di titani come Dante e Beethoven.
Diversamente dalla letteratura d'intrattenimento, che esiste per il piacere e l'oblio, la grande poesia esiste per "aprire le ferite" – e per consolare. Affinché una persona non dimentichi mai la fragile tragedia della sua esistenza e la guardi dritta in faccia, senza voltarsi. La poesia è l’audacia.
Dopotutto, la poesia, come la creazione in generale, è la negazione della morte. Pertanto, come ha detto Andrej Tarkovskij, è ottimistica, anche se in definitiva l'artista è tragico.
La poesia è al servizio della verità. Il suo senso sta nell'opporsi alla menzogna, nel dare un nome in modo inconfondibile e preciso ai sentimenti, alle cose, ai fenomeni. In quest'opera, il poeta, in quanto erede di Adamo, fa sì che tutto il suo sentimento, la sua immaginazione e la sua esperienza servano a purificare se stesso e il mondo da ciò che è caotico, approssimativo, falso.
E quindi la poesia, come la scienza, è un mezzo per conoscere il mondo. La forza centrifuga della lingua a volte trasporta il poeta là dove nessuno era mai stato prima di lui. I grandi poeti si stupiscono: come è successo, come sono riuscito... – e non si sente quasi mai dire: "ho fatto io".
La poesia è energia, concentrato di energia, il linguaggio al massimo delle sue possibilità. Il lavoro del poeta è cogliere e trasmettere questa energia, e allora leggiamo e sentiamo quasi fisicamente l'elettricità scintillante tra le parole. Marina Cvetaeva ha chiamato questo lavoro una sfacchinata... In una delle mie poesie mi è capitato di trovare la formula: "un poeta è un ricevitore, un trasmettitore, crocifisso tra due mondi". Il poeta scambierà il suo dono con un'esistenza più tranquilla? Risponderò con questa mia poesia:
Anima mia, ti stancherai una volta
Di rinforzare le mie fragili ossa?
Io ogni giorno mi spezzo di brama,
Di muta immutabile angoscia.
Ma ogni giorno tu mi inciti di nuovo
E un lavoro non visibile mi dai,
In cerca dell'unica parola
Che si troverà – mai.
Julia Pikalova
Le poesie di Pasternak e Pikalova sono state tradotte da Paolo Statuti. L'autrice è grata al traduttore per la supervisione del testo.
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