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Catturare l’istante: un viaggio nel cuore degli haiku

La casa della poesia


GIOVEDÌ 6 MARZO ore 18.30

Libreria La Ciurma, Viale Lecco 83, Como

 

Incontro con Diego Martina, scrittore, yamatologo, e traduttore specializzato in letteratura giapponese.

L’evento è organizzato da La Casa della Poesia di Como ODV, Festival Europa in Versi e i Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno.

Un'occasione imperdibile per scoprire la poesia giapponese, dallo Haiku tradizionale alla modernità di Tanikawa Shuntarō voce significativa della poesia giapponese, attraverso gli occhi di un esperto che in italiano ha già tradotto la raccolta di haiku “Chiodi Battuti” del poeta  Akano Yotsuba*, pubblicata da IQdB.

Conoscerete da vicino Tanikawa Shuntarō, attraverso un’anticipazione della sua raccolta "Alla donna" che uscirà per i tipi di IQdB  e grazie al racconto di aneddoti e curiosità sulla sua vita e poetica.

Diego Martina vi accompagnerà in un'immersione nel mondo degli Haiku, attraverso la lettura e il commento di alcune poesie in lingua originale e in traduzione italiana.

L’autore dialoga con Riccardo Valsecchi, filosofo e socio de La Casa della Poesia di Como ODV

Letture di Jalisco Pineda Vázquez, poeta e socia de La Casa della Poesia di Como ODV

 

Chiodi Battuti scheda del libro

Nel discorso tenuto durante la cerimonia di premiazione alla 34esima edizione del Premio Nuove Voci dello Haiku Moderno (現代俳句新人賞), il vincitore Akano Yotsuba (1977-) ha definito lo haiku «la forma poetica più bella dopo il silenzio», sottolineando con tali parole quanto la brevità (di fatto quasi prossima al silenzio) giochi in esso un ruolo fondamentale. Yotsuba non è certo il solo: già in passato, infatti, autori come Terayama Shūji avevano definito lo haiku «un ago», rintracciando nella brevità della forma la ragione della sua “puntura poetica”. Tuttavia, è proprio questa brevità concisa a essere talvolta considerata il limite intrinseco dello haiku, in quanto difficilmente ciò che è grande riesce a trovare spazio in ciò che è piccolo. Ma tale assunto – pure ipotizzabile a seconda dei casi – viene del tutto azzerato nei componimenti di Yotsuba, dove lo haiku non è più ciò che intende esprimere, quanto ciò che intende indicare. Proprio come nel celebre insegnamento Zen del dito che indica la luna, dunque, lo haiku si fa dito, e nel leggere i singoli componimenti c’è chi scorgerà la luna di volta in volta indicata e chi, per forza di cose, si fermerà a osservare il dito.

dall’introduzione di Diego Martina


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