top of page

Intervista a Ataol Behramoğlu


Visar Zhiti

Cos’è per lei la libertà?

La libertà per me è l’essenza della vita e della creazione artistica. Per scrivere poesie devo sentirmi assolutamente indipendente e libero da ogni regola o autorità. Una vera poesia è sempre una preghiera di libertà. Scrivere sulle tematiche sociali o individuali il senso di libertà è sempre il mio spirito guida.

Come esprime la libertà nelle sue poesie?

Queste due poesie sono il messaggio più chiaro che posso dare riguardo alla mia idea di libertà, buona lettura!

ASSEDIO

Sotto assedio sono costretto a prendere

decisioni che daranno forma al mio destino

Non in giardini appartati

Vivo l’amore, ma in frivole stanze

Non appena trovo la più amabile delle espressioni

Il suono di un clacson disturba le mie fantasticherie

Nella mia mente pensieri sulla mia vita

Sui miei pantaloni una macchia di grasso

Un ammiccante, inopportuno spot pubblicitario

Accodato a un film sentimentale

L’amore sta perdendo senso

E la vendetta sta diventando sdrucciolosa

Fianco a fianco al cadavere di un bambino

Un fanciullo divertito giace nel mezzo

Del sentire una gioia immacolata

E del soffrire… Li abbiamo scordati entrambi

Un tempo c’era una cosa chiamata cielo

Senza fine, immenso e blu

Ora nuvole indiavolate come malaticci cani

Si celano senza scopo di qua e di là

E il mare imprigionato dai frangiflutti

Pezzo a pezzo diventa una pozzanghera stagnante

Lasciando scorrere il suo veleno nella natura

E’ la palude di tutti noi

Sotto assedio sono costretto a prendere

Decisioni che daranno forma al mio destino

Ma niente può prosciugare l’amore

Che verde nel suolo arido, faccio germogliare.

(Traduzione di Martina Toppi)

UN GIORNO CERTAMENTE

Oggi ho fatto l’amore e poi mi sono unito alla marcia

Sono esausto, è primavera, devo imparare a usare una pistola

quest’estate.

I libri si ammucchiano, i miei capelli si allungano, ovunque c’è

un rombo d’ansia

Sono ancora giovane, voglio vedere il mondo, quanto sia amabile

a baciarsi, quando amabile a pensarsi, un giorno certamente vinceremo

Un giorno certamente vi vinceremo, voi vecchi cambia-valute,

voi cervelli di gallina, voi Grand Visir!

La mia amata è una ragazza di diciotto anni, stiamo camminando lungo

il viale, mangiando un panino, parlando del mondo

I fiori sbocciano senza sosta, le guerre proseguono, come può finire tutto

con una bomba, come possono vincere, quei dannati uomini?

A lungo rifletto, mi sciacquo e mi risciaquo il volto, indosso

una camicia pulita

Questa tirannia finirà un giorno, questo banchetto di saccheggio cesserà

Ma io sono stanco ora, un cappotto sporco

sulla schiena

Il fumo della fornace si innalza nel cielo, nelle mie tasche

libri di poesia vietnamita

Penso ai miei amici agli altri estremi del mondo

ai fiumi nelle loro altre foci

Una ragazza muore silenziosamente, muore silenziosamente laggiù

Sto attraversando ponti, in un oscuro giorno di pioggia, camminando

verso la stazione

Queste case mi stanno rendendo triste, questo mondo raffazzonato

Persone, il rombo dei motori, nebbia, l’acqua che continua a scorrere

Cosa fare… cosa fare… ovunque questa feccia di tristezza

Appoggio la fronte contro il freddo metallo, quegli antichi giorni

mi tornano in mente

E io… ero un bambino, sicuramente avevo qualcosa da amare

Sto pensando a quando tornavo dal cinema, a mia madre

Come può tutto morire, come può qualcuno essere dimenticato?

Oh, cielo! Ero solito giacere immobile sotto di te, oh voi

campi scintillanti,

Cosa fare… cosa fare… più avanti leggevo Cartesio

La mia barba si fa lunga, sono innamorato di questa ragazza, è solo

una breve passeggiata verso Chankaya

Una domenica, una domenica di sole, com’è impetuoso il mio cuore

come mi confondo tra le persone

Un bimbo spia dalla finestra, un bimbo con grandi

occhi sognanti

Poi guarda fuori suo fratello, che ricorda il ritratto

d’infanzia di Lermontov

Sto scrivendo una poesia alla macchina da scrivere,

sono intrigato dai giornali, il canto degli uccelli mi giunge alle orecchie

Sono un poeta modesto, amore mio, ogni cosa mi rende

fremente

Perciò cosa può farti piangere mentre guardi un uomo comune

…\...

Sto guardando le orecchie di questo tizio, il suo collo, i suoi occhi

sopracciglia, la maschera che è il suo viso

Oh gente, dico, oh bimbo, e mentre lo dico sento di dover piangere

maledico tutti i poeti individualisti, vado al mercato

per comprare un’arancia

Maledico questa folla farneticante, i loro aridi cuori

La liberazione dell’individuo e simili

Maledico quei divoratori di libri, e poi li perdono tutti

Dopo lunghe notti invernali, chi sa come accadono le cose

Dopo lunghe notti invernali che sono raccontate nelle leggende

Ancora e ancora penso a queste cose, il sollievo le segue

subito dopo il dolore

Il mio cuore è un mutevole cielo primaverile, in poche parole,

un cuore turco

L’attesa mi ha stufato, ansiosamente spiego i fatti

a destra e a manca

Salgo su un autobus, sto attentamente analizzando una coccinella

trattenuta per le ali

Ero solito camminare a primavera verso i campi

Dove si trovano quelle rovine e quei pascoli

La sua poesie mi viene in mente, quell’antica poesia americana

che parlava dell’autunno

c’erano prati in quella poesia che mi ricordano ancora la primavera

Perciò mi sto preparando di nuovo per l’esaltazione,

per correre di nuovo fuori per strada

Per gettarmi a capofitto dalla scogliera

Qualcosa di grande e blu mi ha impressionato, viene da un film, o qualcosa del genere

Un cappello, un cielo ansiolitico, un bollente mondo artificiale

Racconta e racconta, non finisce mai, non finisce mai questa mia nostalgia

Potrei sacrificare tutti i miei amori in un colpo solo,

tutte quelle strade uggiose mi tornano in mente

L’odore della benzina, pali elettrici umidi, la pancia

di mio padre e le mani calde come pagnotte ambrate

Ero solito sonnecchiare, all’improvviso salti su e c’è un nuovo film al cinema,

una nuova ragazza in città, un nuovo cameriere al bar

Lei se ne stava in piedi sul balcone nella sua vestaglia

nella sua malinconia

Ok, perchè essere tristi per questo, perchè

questo cuore pulsante, quest’ansia

Sembra che debba morire domani, la polizia arriverà

poco dopo, oppure no

Verranno e si porteranno via i miei libri, la mia macchina da scrivere, la mia poesia

la foto della mia amata appesa al muro

Chiederanno il nome di mio padre, dove sono nato, e,

se Lei fosse così gentile, giù alla stazione

Penso ai miei amici agli altri estremi del mondo

ai fiumi alle loro altre foci

Una ragazza muore silenziosamente, muore silenziosamente in Vietnam

Singhiozzando, disegno la forma di un cuore nell’aria

…\...

Mi sveglio in lacrime, un giorno certamente vinceremo

Un giorno certamente vi sconfiggeremo, oh voi importatori, esportatori, grandi accoliti dell’Islam

Un giorno certamente vi sconfiggeremo, un giorno certamente vi sconfiggeremo, lo diremo mille volte

Poi mille volte ancora, poi mille volte ancora, le moltiplicheremo con le canzoni delle marce

Io, la mia amata, i miei amici, marceremo lungo il viale

Marceremo con l’entusiasmo di chi viene ricreato

sempre moltiplicandoci marceremo.

(Traduzione di Martina Toppi)

NOTA BIOGRAFICA

“Il mio cuore è un mutevole cielo primaverile, cioè in poche parole un cuore turco” Ataol Behramoglu, da “Un giorno certamente” Ataol Behramoglu è nato nel 1942 in Turchia, patria amata e infedele, dove tuttora vive (?). Segnata da un’infanzia serena e di un brillante corso di studi presso l’Univesità di Ankara, che lo ha portato al conseguimento della laurea in Lingua e Letteratura Russa, la vita di Ataol Behramoglu si sposta poi su un terreno internazionale: l’allora giovane ed emergente poeta, dopo il successo riscontrato in patria, vive a Londra e a Parigi, dove ha la fortuna di conoscere Pablo Neruda. Questi viaggi furono poi seguiti da una carriera universitaria a Mosca. Un percorso brillante, certo, ma niente di eccessivamente sbalorditivo: la promettente vita di un promettente intellettuale.

E forse sarebbe stato meglio che le cose rimanessero così, perchè basta scavare appena più a fondo nella sua biografia per scoprire un susseguirsi di eventi certo sbalorditivi, ma tali da costare al poeta, all’uomo, una sofferenza che ha segnato la sua intera esistenza. Tutto ebbe inizio con il colpo di stato avvenuto in Turchia nel 1980, quando Ataol venne costretto a dare le dimissioni dal suo incarico al Teatro Municipale di Instanbul. Era solo l’inizio di una durissima vita sotto il segno della dittatura turca.

La sua raccolta “Né pioggia… né poesie” fu ritirata dal mercato e il poeta venne tenuto sotto chiave per qualche tempo. Ma Ataol non si fece scalfire da questi atteggiamenti minacciosi e nel 1981 raccolse alcune poesie di carattere satirico in un canzoniere intitolato “Ricercato: un buon cittadino”. Questi scritti, destinati a essere messi in un musica nel cabaret, furono il primo esempio di arte satirica nella Turchia di quegli anni. Profondamente osteggiate da una parte, estremamente apprezzate dall’altra, condussero all’ultima risorsa nelle mani del governo turco per far tacere Ataol Behramoglu: l’arresto.

Ataol fu arrestato nel marzo del 1982 e fino a novembre venne trattenuto in condizioni indicibili nella prigione militare di Maltepe. Ovviamente, non era finita: l’anno seguente, durante il processo, cui non prese parte, all’Associazione turca per la pace, della quale egli era membro, venne condannato a otto anni di lavori forzati, seguiti da 32 mesi di domiciliari. Era il momento di affrontare l’unica soluzione possibile a quella che stava diventando un’esistenza inumana: lasciare il paese, la patria amatissima. La differenza questa volta, rispetto ai viaggi a Parigi e Londra, sarebbe stata la prospettiva del non ritorno.

L’ “esilio” durò fino al 1989 quando, sollevato da tutti i capi d’accusa, Ataol rimise piede sul suolo turco. Riprese la propria passione proprio lì dove era stata interrotta: ricominciò a pubblicare poesie nella sua patria, forte del successo acquisito all’estero, scrisse e diresse un musical basato sulle proprie memorie e ricostruì per sè stesso quell’immagine di intellettuale fiero della propria patria che proprio quella stessa patria aveva cercato di scalfire.

Oggi il suo successo è innegabile: pluripremiato poeta, scrittore e traduttore, nonchè docente di lingua e letteratura russa all’Università di Ankara. Un esempio vivente del fatto che lottare in difesa della propria arte richiede sacrifici enormi, ma può portare anche alla pienezza di una vita vissuta nella certezza di essere se stessi senza se e senza ma. E il mondo intero ha da guadagnarci, in tutto ciò.

21 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page