Cos’è per lei la libertà?
La libertà per me è l’essenza della vita e della creazione artistica. Per scrivere poesie devo sentirmi assolutamente indipendente e libero da ogni regola o autorità. Una vera poesia è sempre una preghiera di libertà. Scrivere sulle tematiche sociali o individuali il senso di libertà è sempre il mio spirito guida.
Come esprime la libertà nelle sue poesie?
Queste due poesie sono il messaggio più chiaro che posso dare riguardo alla mia idea di libertà, buona lettura!
ASSEDIO
Sotto assedio sono costretto a prendere
decisioni che daranno forma al mio destino
Non in giardini appartati
Vivo l’amore, ma in frivole stanze
Non appena trovo la più amabile delle espressioni
Il suono di un clacson disturba le mie fantasticherie
Nella mia mente pensieri sulla mia vita
Sui miei pantaloni una macchia di grasso
Un ammiccante, inopportuno spot pubblicitario
Accodato a un film sentimentale
L’amore sta perdendo senso
E la vendetta sta diventando sdrucciolosa
Fianco a fianco al cadavere di un bambino
Un fanciullo divertito giace nel mezzo
Del sentire una gioia immacolata
E del soffrire… Li abbiamo scordati entrambi
Un tempo c’era una cosa chiamata cielo
Senza fine, immenso e blu
Ora nuvole indiavolate come malaticci cani
Si celano senza scopo di qua e di là
E il mare imprigionato dai frangiflutti
Pezzo a pezzo diventa una pozzanghera stagnante
Lasciando scorrere il suo veleno nella natura
E’ la palude di tutti noi
Sotto assedio sono costretto a prendere
Decisioni che daranno forma al mio destino
Ma niente può prosciugare l’amore
Che verde nel suolo arido, faccio germogliare.
(Traduzione di Martina Toppi)
UN GIORNO CERTAMENTE
Oggi ho fatto l’amore e poi mi sono unito alla marcia
Sono esausto, è primavera, devo imparare a usare una pistola
quest’estate.
I libri si ammucchiano, i miei capelli si allungano, ovunque c’è
un rombo d’ansia
Sono ancora giovane, voglio vedere il mondo, quanto sia amabile
a baciarsi, quando amabile a pensarsi, un giorno certamente vinceremo
Un giorno certamente vi vinceremo, voi vecchi cambia-valute,
voi cervelli di gallina, voi Grand Visir!
La mia amata è una ragazza di diciotto anni, stiamo camminando lungo
il viale, mangiando un panino, parlando del mondo
I fiori sbocciano senza sosta, le guerre proseguono, come può finire tutto
con una bomba, come possono vincere, quei dannati uomini?
A lungo rifletto, mi sciacquo e mi risciaquo il volto, indosso
una camicia pulita
Questa tirannia finirà un giorno, questo banchetto di saccheggio cesserà
Ma io sono stanco ora, un cappotto sporco
sulla schiena
Il fumo della fornace si innalza nel cielo, nelle mie tasche
libri di poesia vietnamita
Penso ai miei amici agli altri estremi del mondo
ai fiumi nelle loro altre foci
Una ragazza muore silenziosamente, muore silenziosamente laggiù
Sto attraversando ponti, in un oscuro giorno di pioggia, camminando
verso la stazione
Queste case mi stanno rendendo triste, questo mondo raffazzonato
Persone, il rombo dei motori, nebbia, l’acqua che continua a scorrere
Cosa fare… cosa fare… ovunque questa feccia di tristezza
Appoggio la fronte contro il freddo metallo, quegli antichi giorni
mi tornano in mente
E io… ero un bambino, sicuramente avevo qualcosa da amare
Sto pensando a quando tornavo dal cinema, a mia madre
Come può tutto morire, come può qualcuno essere dimenticato?
Oh, cielo! Ero solito giacere immobile sotto di te, oh voi
campi scintillanti,
Cosa fare… cosa fare… più avanti leggevo Cartesio
La mia barba si fa lunga, sono innamorato di questa ragazza, è solo
una breve passeggiata verso Chankaya
Una domenica, una domenica di sole, com’è impetuoso il mio cuore
come mi confondo tra le persone
Un bimbo spia dalla finestra, un bimbo con grandi
occhi sognanti
Poi guarda fuori suo fratello, che ricorda il ritratto
d’infanzia di Lermontov
Sto scrivendo una poesia alla macchina da scrivere,
sono intrigato dai giornali, il canto degli uccelli mi giunge alle orecchie
Sono un poeta modesto, amore mio, ogni cosa mi rende
fremente
Perciò cosa può farti piangere mentre guardi un uomo comune
…\...
Sto guardando le orecchie di questo tizio, il suo collo, i suoi occhi
sopracciglia, la maschera che è il suo viso
Oh gente, dico, oh bimbo, e mentre lo dico sento di dover piangere
maledico tutti i poeti individualisti, vado al mercato
per comprare un’arancia
Maledico questa folla farneticante, i loro aridi cuori
La liberazione dell’individuo e simili
Maledico quei divoratori di libri, e poi li perdono tutti
Dopo lunghe notti invernali, chi sa come accadono le cose
Dopo lunghe notti invernali che sono raccontate nelle leggende
Ancora e ancora penso a queste cose, il sollievo le segue
subito dopo il dolore
Il mio cuore è un mutevole cielo primaverile, in poche parole,
un cuore turco
L’attesa mi ha stufato, ansiosamente spiego i fatti
a destra e a manca
Salgo su un autobus, sto attentamente analizzando una coccinella
trattenuta per le ali
Ero solito camminare a primavera verso i campi
Dove si trovano quelle rovine e quei pascoli
La sua poesie mi viene in mente, quell’antica poesia americana
che parlava dell’autunno
c’erano prati in quella poesia che mi ricordano ancora la primavera
Perciò mi sto preparando di nuovo per l’esaltazione,
per correre di nuovo fuori per strada
Per gettarmi a capofitto dalla scogliera
Qualcosa di grande e blu mi ha impressionato, viene da un film, o qualcosa del genere
Un cappello, un cielo ansiolitico, un bollente mondo artificiale
Racconta e racconta, non finisce mai, non finisce mai questa mia nostalgia
Potrei sacrificare tutti i miei amori in un colpo solo,
tutte quelle strade uggiose mi tornano in mente
L’odore della benzina, pali elettrici umidi, la pancia
di mio padre e le mani calde come pagnotte ambrate
Ero solito sonnecchiare, all’improvviso salti su e c’è un nuovo film al cinema,
una nuova ragazza in città, un nuovo cameriere al bar
Lei se ne stava in piedi sul balcone nella sua vestaglia
nella sua malinconia
Ok, perchè essere tristi per questo, perchè
questo cuore pulsante, quest’ansia
Sembra che debba morire domani, la polizia arriverà
poco dopo, oppure no
Verranno e si porteranno via i miei libri, la mia macchina da scrivere, la mia poesia
la foto della mia amata appesa al muro
Chiederanno il nome di mio padre, dove sono nato, e,
se Lei fosse così gentile, giù alla stazione
Penso ai miei amici agli altri estremi del mondo
ai fiumi alle loro altre foci
Una ragazza muore silenziosamente, muore silenziosamente in Vietnam
Singhiozzando, disegno la forma di un cuore nell’aria
…\...
Mi sveglio in lacrime, un giorno certamente vinceremo
Un giorno certamente vi sconfiggeremo, oh voi importatori, esportatori, grandi accoliti dell’Islam
Un giorno certamente vi sconfiggeremo, un giorno certamente vi sconfiggeremo, lo diremo mille volte
Poi mille volte ancora, poi mille volte ancora, le moltiplicheremo con le canzoni delle marce
Io, la mia amata, i miei amici, marceremo lungo il viale
Marceremo con l’entusiasmo di chi viene ricreato
sempre moltiplicandoci marceremo.
(Traduzione di Martina Toppi)
NOTA BIOGRAFICA
“Il mio cuore è un mutevole cielo primaverile, cioè in poche parole un cuore turco” Ataol Behramoglu, da “Un giorno certamente” Ataol Behramoglu è nato nel 1942 in Turchia, patria amata e infedele, dove tuttora vive (?). Segnata da un’infanzia serena e di un brillante corso di studi presso l’Univesità di Ankara, che lo ha portato al conseguimento della laurea in Lingua e Letteratura Russa, la vita di Ataol Behramoglu si sposta poi su un terreno internazionale: l’allora giovane ed emergente poeta, dopo il successo riscontrato in patria, vive a Londra e a Parigi, dove ha la fortuna di conoscere Pablo Neruda. Questi viaggi furono poi seguiti da una carriera universitaria a Mosca. Un percorso brillante, certo, ma niente di eccessivamente sbalorditivo: la promettente vita di un promettente intellettuale.
E forse sarebbe stato meglio che le cose rimanessero così, perchè basta scavare appena più a fondo nella sua biografia per scoprire un susseguirsi di eventi certo sbalorditivi, ma tali da costare al poeta, all’uomo, una sofferenza che ha segnato la sua intera esistenza. Tutto ebbe inizio con il colpo di stato avvenuto in Turchia nel 1980, quando Ataol venne costretto a dare le dimissioni dal suo incarico al Teatro Municipale di Instanbul. Era solo l’inizio di una durissima vita sotto il segno della dittatura turca.
La sua raccolta “Né pioggia… né poesie” fu ritirata dal mercato e il poeta venne tenuto sotto chiave per qualche tempo. Ma Ataol non si fece scalfire da questi atteggiamenti minacciosi e nel 1981 raccolse alcune poesie di carattere satirico in un canzoniere intitolato “Ricercato: un buon cittadino”. Questi scritti, destinati a essere messi in un musica nel cabaret, furono il primo esempio di arte satirica nella Turchia di quegli anni. Profondamente osteggiate da una parte, estremamente apprezzate dall’altra, condussero all’ultima risorsa nelle mani del governo turco per far tacere Ataol Behramoglu: l’arresto.
Ataol fu arrestato nel marzo del 1982 e fino a novembre venne trattenuto in condizioni indicibili nella prigione militare di Maltepe. Ovviamente, non era finita: l’anno seguente, durante il processo, cui non prese parte, all’Associazione turca per la pace, della quale egli era membro, venne condannato a otto anni di lavori forzati, seguiti da 32 mesi di domiciliari. Era il momento di affrontare l’unica soluzione possibile a quella che stava diventando un’esistenza inumana: lasciare il paese, la patria amatissima. La differenza questa volta, rispetto ai viaggi a Parigi e Londra, sarebbe stata la prospettiva del non ritorno.
L’ “esilio” durò fino al 1989 quando, sollevato da tutti i capi d’accusa, Ataol rimise piede sul suolo turco. Riprese la propria passione proprio lì dove era stata interrotta: ricominciò a pubblicare poesie nella sua patria, forte del successo acquisito all’estero, scrisse e diresse un musical basato sulle proprie memorie e ricostruì per sè stesso quell’immagine di intellettuale fiero della propria patria che proprio quella stessa patria aveva cercato di scalfire.
Oggi il suo successo è innegabile: pluripremiato poeta, scrittore e traduttore, nonchè docente di lingua e letteratura russa all’Università di Ankara. Un esempio vivente del fatto che lottare in difesa della propria arte richiede sacrifici enormi, ma può portare anche alla pienezza di una vita vissuta nella certezza di essere se stessi senza se e senza ma. E il mondo intero ha da guadagnarci, in tutto ciò.