MARIA CASPANI – ITALIA, COMO 1985
BIOGRAFIA
Dopo aver conseguito una laurea triennale in filosofia e un master in giornalismo a Milano, si trasferisce a Londra per lavoro. Grazie a uno stage alla sede londinese dell'Ansa, approda alla Reuters Foundation dove lavora come web producer e reporter occupandosi di diritti umani e delle donne. Nel 2014 si trasferisce a New York lavorando prima alle Nazioni Unite e dal 2015 alla Reuters Digital, dove si è occupata di social media e live news durante la campagna presidenziale americana del 2016. Dal 2018, si occupa di sondaggi condotti da Reuters in partnership con l’agenzia Ipsos e lavora con i fotografi per produrre storie multimediali. "Scrivere ai margini della vita" (I Quaderni del Bardo, 2019) in inglese e italiano, è la sua nuova raccolta di poesie.
DA BAMBINI
Da bambina
spolveravo sassi in giardino,
li volevo dinosauri estinti
che aprissero gli occhi per lasciarmi guardare
giù, in un mondo andato.
Per i bambini si usava il blu, le bambine conoscevano solo il rosa.
Eri per caso uno di quei bambini che collezionavano scettri e corone?
O forse eri tu quella bambina che fuggiva da vestine, ricci e nastri.
Da bambina,
c’era il profumo dei pini
mentre imparavo ‘sempreverde’.
Le conifere avevano una corteccia soffice e appiccicosa,
non ti faceva pensare al legno.
Da bambina,
Il mio guscio continuava a crescere.
Non lo volevo rosa, quindi lo dipinsi di un giallo chiaro.
Come una via di mezzo, un compromesso.
SPIAGGIA
Sulla spiaggia di Rockaway vicino a New York
Sono leggermente ubriaca e cullo certi pensieri
Che in città avevo messo da parte.
Ok non so disegnare, pazienza.
Quindi penso in parole più che immagini.
Che vuoi farci, mi dico. Ci sono disgrazie peggiori.
Fisso il mio vodka soda mezzo sciolto nel caldo del primo weekend d’estate. Poi fisso la spiaggia senza file di ombrelloni.
Gli Americani sono strani.
Fisso la coppia di ragazzi palestrati che mi sfila di fronte tenendosi per mano. Tanta dolcezza che scivola sulla superficie d’acciaio dei loro addominali.
Ecco il solito pizzicotto di invidia
Che mi invade.
Voglio quei corpi piatti e senza fianchi.
Lo so, lo so.
Meccanicamente, fisicamente impossibile.
Certe persone ci farebbero pure la morale.
Il sole sta calando, o forse sono solo questi veli di nubi che se lo stanno prendendo.
Fatto sta che una brezza umida e gelata sale dal mare
E vedo gli amici che fanno i bagagli lì vicino alla riva.
L’Oceano ruggisce come a rinnovare l’invito a levare le tende.
Che la giornata è finita.
Ok, ok ce ne stiamo andando.
Penso a cosa direbbe mia madre di questa spiaggia senza sdraio e ombrelloni. Probabilmente nulla di buono.
AMERICA
Odio le parole sputate senza ritegno,
mi rimbalzano nelle orecchie
come se non ci fosse un domani.
Niente se non paura.
Parole noncuranti e negligenti
ci costringono a passi indietro,
insicuri e tremanti
fra i cartelloni pubblicitari,
gli slogan urlati della politica.
Devo ancora dirti dell’ansia che creano
nella gente che affretta il passo
fuori da Grand Central.
Un paese impaurito
dietro mille maschere,
come se avesse perso l’udito
ACQUE VIOLENTE
Pazzi si stiracchiano
nell’umido chiarore
di una carrozza.
Scuri come migranti,
migranti come me.
Tutti nella stessa barca,
oscilliamo senza potere.
Perché alcuni annegano,
non ci è dato sapere.
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BIOGRAPHY
After obtaining a three-year degree in philosophy and a master's degree in journalism in Milan, she moved to London for work. Thanks to an internship at the London headquarters of Ansa, she arrives at the Reuters Foundation where she works as a web producer and reporter dealing with human and women’s rights. In 2014 she moved in New York, firstly working at the United Nations and from 2015 at Reuters Digital, where she dealt with social media and live news during the 2016 US presidential campaign. Since 2018, she deals with surveys conducted by Reuters in partnership with the Ipsos agency and works with photographers to produce multimedia stories.“Scrivere Ai Margini Della Vita” (I Quaderni del Bardo, 2019) in English and Italian, is her new collection of poems.
KIDS
When I was a kid
I liked to sweep rocks with a little brush,
Pretending they were fossils of extinct dinosaurs.
Boys wore blue and girls only knew pink.
Were you one of the boys collecting tiaras?
or a girl escaping the gowns and curls and ribbons.
When I was a kid,
There was the smell of pine trees
I learned about the word ‘evergreen.’
Conifers had sticky, soft bark
It didn’t make you think of wood.
When I was a kid, my shell kept growing bigger
And bigger all around.
I didn’t want pink so I made it a pale yellow.
Something in between, a compromise.
BEACH
On Rockaway Beach where there’s distance being put between you and the City
I’m slightly buzzed and nursing certain thoughts
That the City had pushed me to set aside.
I can’t draw, that’s too bad. So I visualize words rather than images.
What can you do, I tell myself. There are worst things.
I stare at the warm vodka soda in my hand in the first weekend of summer.
I stare at the disorganized beach, no lines of umbrellas in sight.
Americans are peculiar.
I stare at the young couple as they parade by me, holding hands.
So much sweetness dribbling down the steel surface of their ripped abs.
Here it comes, the usual pang of envy,
It fills me up as I fight it back down.
I want those flat, tight bodies without curves.
I know, I know.
Physically, mechanically an impossible feat. And some might even take offense.
The sun is setting, or maybe it’s just this thin veil of clouds that are wrapping it up for he night.
Suddenly, a cold, fastidious breeze heavy with humidity rises from the ocean.
And I see friends packing up their day trip
As the wind whips up waves, a reminder that it is time to leave after all.
Ok, we’re leaving.
And I think about what my mother would have to say about his naked beach without umbrellas or sunbeds.
Probably nothing good.
AMERICA
America is nothing but fear,
in the era of
meaningless words
and neglectful constrictions.
Back to the wall,
chasing batons
among the billboards,
the screaming slogans of politics.
You really should know,
my fellow immigrants,
about the anxiety gripping
Grand Central station,
the hurried footsteps down those
grand spirals.
TREACHEROUS WATERS
Crazy,
tired shadows stretch out
in the damp light
of a train car.
Darkened migrants,
migrants like me.
All in the same boat,
we waver
powerless.
Why some drown and some don’t
we’re not allowed to know.