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Laura Garavaglia

Ataol Behramoglu


ATAOL BEHRAMOGLU – ÇATALCA, TURCHIA, 1942

BIOGRAFIA

Premiato poeta, scrittore e traduttore, si è laureato all'Università di Ankara, dove, attualmente, è docente di lingua e letteratura russa. Tra il 1965 e il 1970, le sue prime raccolte sono state acclamate e riconosciute come manifesto della nuova generazione poetica turca. Successivamente, viaggiando tra Parigi, Londra e Mosca, ha avuto modo di confrontarsi con personalità del calibro di Pablo Neruda e Louis Aragon. Poiché membro esecutivo della Turkish Peace Association, nel 1982, è stato imprigionato e condannato all'esilio e dunque costretto alla fuga, nella già familiare Parigi, dove ha vissuto fino all'estinzione della pena.

QUANDO SI LASCIA LA CITTÀ

Le cose si ricordano quando si lascia la città

Sono soprattutto piccole cose

Il conto del droghiere pagato

All’ultimo momento, uno si imbatte in un lontano conoscente

Cos’è una città e che cos’è

Che una città lascia a una persona

Strade polverose che si allungano ancora e ancora

Finiscono con montagne piatte

Quando si lascia la città, è una cosa familiare

Anche lasciare una donna indietro

Tu cammineresti nei boschetti

Portando il suo viso con te

E sempre nel fluire dei vapori

Qualcosa che ti ha ricordato il passato

Era perché erano torbidi

Oppure alla fine l’estate è invecchiata in silenzio

Estati, città e donne

Il sapore acre di lasciare l’amore alle spalle

Qualcosa che tutti i bambini

E tutti i poeti stanno vivendo

AI BAMBINI NON HANNO NAZIONI

I bambini non hanno nazioni

L’ho sentito per la prima volta lontano dalla mia patria

I bambini non hanno nazioni

Il mondo in cui tengono le loro teste è lo stesso

Guardano con la stessa curiosità negli occhi

Quando piangono, il tono delle loro voci è lo stesso

I bambini sono i fiori del genere umano

Di rose i più puri, la maggior parte dei boccioli di rose

Alcuni sono bei frammenti di luce

Alcuni sono grappoli scuri e tetri

Padri, non lasciate che vi facciano perdere la testa

Madri, proteggete i vostri bambini

Zittite, zittite, non lasciate parlare

Chi vorrebbe parlare di guerra e distruzione

Lasciamoli crescere con passione

Che possano germogliare e svilupparsi come alberelli

Non sono tuoi, né miei, né di nessuno

Loro appartengono a tutto il mondo

Sono la mela di tutti gli occhi dell’umanità

L’ho sentito per la prima volta lontano dalla mia patria

I bambini non hanno nazioni

I bambini sono i fiori del genere umano

E l’unica speranza del nostro futuro

HO DIMENTICATO COM’ERA IL VISO DI MIA MADRE

Ho dimenticato com’era il viso di mia madre

Ho dimenticato come suonava la voce di mia madre

Lascia che la notte sia una coperta fatta di ricordi

Lascia che la getti sopra il mio cuore nero

Ho dimenticato come rideva mia madre

Ho dimenticato com’era mia madre quando piangeva

Lascia che la vita mi culli fra le sue braccia

Sono il suo piccolo figlio

Ho dimenticato com’erano le mani di mia madre

Ho dimenticato com’erano i suoi occhi quando mi guardava

Lascia che il vento porti il profumo di erba asciutta

Mentre la pioggia cade mai così dolce

ERA PARIGI

Era Parigi, notte, e io ero giovane

Spessa e nera come il carbone scorreva la Senna

Ero inebriato, bagnato, ubriaco

D’amore, di poesia, di dolore

Era Parigi, Parigi di mille facce

Il mio amato c’era una volta

Quando settembre ha baciato le mie labbra

All’inizio di una sera come per farle sanguinare

Era Parigi, prendi la tristezza sopra i dolori

Volevo morire proprio lì

Mi stavo trascinando dietro

Tutte le mie poesie non scritte

Era Parigi, la Parigi del mio amore

Ogni sorriso, ogni parola un barattolo di segreti

Come se avessi avuto tutto il cuore sotto sopra

Avvolto nel desiderio

Era Parigi, la Parigi di quale tempo

Volando via con la mia vita passata

All’improvviso tutto si è trasformato in ricordo

L’amore si è trasformato in lamento

Era Parigi, la Parigi della notte, del dolore

Della pioggia e della gioventù

Molte grazie, per tutto

Quello che hai trattenuto e offerto

TU SEI LA MIA AMATA

Tu sei la mia amata, non hai tempo per pensare a chi sei

pensando a quello che necessiti di fare

Uno della folla in mezzo alla gente

Una stella, come una lunga infanzia perduta, nel mezzo della notte,

Tu sei la mia amata, sto baciando i tuoi denti così bianchi,

Nascosta tra loro una mezza linea dell’amore incompiuto della scorsa notte

Tu sei la mia amata, il mio amore ovattato, la mia giovinezza sanguinante

Verso la tua infanzia ti ho fatto volare

Le tue ali si stanno stancando, sei zuppa di sudore

Accanto a me, ti svegli nella notte urlando

Mattine, saluto il vostro mescolarsi con una vita metallica

Tu sei la mia amata, infiliamo un pezzo di carta in esso e rimandiamo il nostro amore

Che è vissuto furtivamente su autobus e treni

I nostri corpi fianco a fianco incapaci di sanguinare veramente

Traduzioni dall’inglese di Alessia Ciboldi, revisione di Laura Garavaglia

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BIOGRAPHY

Awarded poet, writer and translator, he graduated from the University of Ankara, where he is currently a professor of Russian language and literature. Between 1965 and 1970, his first collections were acclaimed and recognized as a manifesto of the new Turkish poetic generation. Later, traveling between Paris, London and Moscow, he had the opportunity to confront with personalities like those of Pablo Neruda and Louis Aragon. As an executive member of the Turkish Peace Association, in 1982, he was imprisoned and sentenced to exile and thus forced to flee, in the already familiar Paris, where he lived until the extinction of the sentence.

WHEN LEAVING TOWN

The things recalled when leaving town Are mostly little things The grocer’s bill is paid At the last moment, one runs into a distant acquaintance

What is a town and what is it That a town leaves to a person Dusty roads stretching on and on End up with flat mountains

When leaving town, it’s a familiar thing To leave a woman behind too You would walk into the groves Carrying her face with you

And always in the flowing of streams Something that reminded you of the past Was it because they were turbid Or did summer quietly grow old at last

Summers, towns, and women The acrid taste of leaving love behind you Something all children And all poets are living through

BABIES DON’T HAVE NATIONS

Babies don’t have nations I felt this for the first time far from my homeland Babies don’t have nations The way they hold their heads is the same They gaze with the same curiosity in their eyes When they cry, the tone of their voices is the same

Babies are the blossoms of humankind Of roses the most pure, most the buds of roses Some are fair fragments of light Some are dusky-dark grapes

Fathers, do not let them slip your minds Mothers, protect your babies Silence them, silence them, don’t let them speak Who would talk of war and destruction

Let us leave them to grow up with passion May they sprout and burgeon like saplings They are not yours, nor mine, nor anybody’s They belong to the whole world They are the apple of all humanity’s eye

I felt this for the first time far from my homeland Babies don’t have nations Babies are the blossoms of humankind And our future’s one and only hope

I’VE FORGOTTEN HOW MY MOTHER’S FACE LOOKED

I’ve forgotten how my mother’s face looked I’ve forgotten how my mother’s voice sounded Let night-time be a blanket made of memories Let me throw it over my black heart

I’ve forgotten how my mother laughed I’ve forgotten how she was when she cried Let life rock me in her arms I am her tiny little son

I’ve forgotten how my mother’s hands were I’ve forgotten how her eyes were when she gazed Let the wind bring the scent of dry grass While the rain falls ever so gently

IT WAS PARIS

It was Paris, night, and I was young Thick and coal-black flowed the Seine I was high, was wet, was drunk On love, on poetry, on pain

It was Paris, Paris of a thousand faces Which was my beloved once upon a time When September kissed my lips One early evening as if to make them bleed

It was Paris, take sorrow over sorrows, I wanted to die right there I was dragging behind me All of my unwritten poems

It was Paris, the Paris of my love Every smile, each word a jar of secrets As if I were all heart below to above Shrouded in longing

It was Paris, the Paris of what time Flying off with my fly-away life Suddenly everything turned to memory Love turned to lament

It was Paris, the Paris of night, of sorrow Of the rain and of youth Many thanks, for everything That you withheld and offered

YOU ARE MY BELOVED

You are my beloved, you have no time to think of who you are for thinking about what you need to do One of the crowd in the midst of the crowd A star, like a long lost childhood, in the midst of night, You are my beloved, I am kissing your teeth so white, Hidden between them a half-line from last night’s unfinished love-making

You are my beloved, my muffled love, my youth bleeding Towards your childhood I set you flying Your wings growing weary, you are drenched in sweat Beside me, you wake in the night screaming Mornings, I wave to your mingling with a metal life

You are my beloved, we stick a piece of paper in it and postpone our love Which is lived furtively on busses and trains Our bodies side by side unable truly to bleed


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