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Martina Toppi

Il valore nascosto della poesia


Martina Toppi

La bellezza della letteratura ha molto a che fare con gli incontri casuali che si fanno sul treno, di mattina presto, quando fuori tutto è nebbioso e non si ha voglia di parlare, ma in qualche modo nella voce, nelle mani, negli occhi dell’altro che ci siede di fronte riconosciamo un pezzo di noi andato perduto per chissà quale misterioso meccanismo al momento della nostra nascita. La letteratura è una comunione, che ricompone i nostri frammenti vaganti per il globo. Qualcosa del genere mi è accaduto quando ho letto per la prima volta le poesie di Helen Dwyer, in occasione del festival di Europa in Versi. A noi studenti era stato chiesto di scegliere tra le tantissime poesie proposte qualcuna su cui lavorare con traduzioni, riscritture, composizioni musicali o disegni. Le parole di Helen Dwyer e in particolare le parole della sua poesia “This room”, hanno trovato il loro posto per sedimentare nella mia anima più di tutte le altre.

Era come se Helen Dwyer avesse scritto alcune delle sue poesie unicamente perché io un giorno le potessi leggere. Mi rendo ancora conto della superbia che questo pensiero nasconde, ma suppongo capiti prima o poi ad ogni lettore incallito di incontrare quel romanzo o quella poesia che lo facciano saltare in piedi e dire: è così! È esattamente così che mi sono sentito!

In fondo la letteratura è comunione nel senso più profondo della parola: è la capacità di condividere col mondo i propri sentimenti più celati, nella speranza che qualcuno là fuori li comprenda e si senta consolato dalle nostre parole. Così, mentre lavoravo ad alcune riscritture sulle poesie di Helen, ho iniziato a intessere con lei un rapporto muto: mano a mano che scavavo a fondo delle sue parole scoprivo che era come fare la conoscenza con lei. Mi sono costruita in tempo record un’immagine personalissima di quello che pensavo che questa autrice fosse, come facevo da piccola coi personaggi dei libri fantasy prima di andare a dormire, e quando è arrivato il momento di incontrare i poeti e condividere con loro i nostri lavori l’incontro è stato spiazzante. Spiazzante perché ormai Helen Dwyer, la mia Helen Dwyer, era una persona perfettamente esistente, proprio come me la ero immaginata, eppure la donna che si alzò dalla sedia quando chiamarono il suo nome era ben diversa da quell’immagine che mi ero creata. Ed è stato sorprendente scoprire che, nel momento in cui leggeva le sue poesie, nella sua lingua, con la sua voce, assumeva per me i connotati della mia immaginazione, che senza pretese si sovrapponevano a quelli della sua persona, senza nulla togliere all’una o all’altra. Ecco un altro pregio della letteratura: ci insegna a dare al mondo la forma che desideriamo dargli, ma anche ad avere l’umiltà di comprendere quando le cose stanno diversamente da come ce le siamo immaginati.

Helen Soraghan Dwyer

In ogni caso, Helen Dwyer, quella vera, mi diede fin dall’inizio l’idea di qualcuno disposto ad ascoltare e ad ascoltare con attenzione. Idea fin da subito confermata perché, dopo aver letto in italiano la mia riscrittura della sua poesia “This room”, lei mi rivolse un sorriso che in pochi secondi mi disse molte cose. Mi disse che aveva capito il mio dolore e che lo sentiva vicino al suo. Un fatto sorprendente, se penso che Helen Dwyer non conosce la mia lingua e che quindi quella sensazione deve esserle venuta solamente dal suono della mia voce, mentre le raccontavo le mie parole. Da una singola poesia è nato un confronto che con estrema generosità Helen Dwyer mi ha concesso di avere con lei: l’incontro al liceo Volta nel contesto del festival di Europa in Versi infatti è stato seguito da un assiduo scambio di email nelle quali non solo Helen mi ha chiesto le motivazioni alla base della decisione di reinterpretare la sua poesia “This room”, ma mi ha anche fornito suggerimenti riguardanti la mia scrittura e mi ha aiutata a tradurre la mia stessa poesia in modo che suonasse armonica anche in lingua inglese. E, come se non bastasse, nel momento in cui ho deciso di svolgere un approfondimento sul tema dell’essenza della poesia per il mio esame di maturità Helen Dwyer si è detta disponibile a rispondere alle mie numerose domande, donandomi la sua esperienza e il suo punto di vista riguardo ad alcuni temi fondamentali per comprendere il significato della meravigliosa attività che è la poesia. Da una singola poesia è nata un’amicizia, portata avanti per il mero piacere del confronto e del dialogo, un confronto dove peraltro Helen si è sempre posta al mio livello, facendomi sentire come se dialogare con me fosse per lei un piacere. Qualcosa come la poesia, che molti potrebbero considerare astratto, a tratti inutile, si è trasformato in un rapporto umano tra due persone: la cosa più concreta che possa esistere.

Helen Dwyer mi ha insegnato che la poesia è meravigliosa perché non può fare del male ha nessuno, pregio che vanta tra le tante invenzioni umane, come anche Eugenio Montale amava ricordare.

Senza colpo ferire tuttavia la poesia è in grado di scavarci a fondo, dandoci la forza di mostrare ogni giorno della nostra vita quotidiana il nostro volto più sincero, la nostra essenza più profonda. Ma soprattutto la poesia è in grado di costruire solidi ponti, che non solo collegano due singole persone, come è accaduto a me con questa meravigliosa poetessa, ma è anche in grado di aprire la nostra mente alla concretezza del dolore e delle tragedie che ci circondano e che ci precedono. Non sono un’illusa e so bene che la poesia non è una medicina in grado di salvare concretamente delle vite, ma ritengo che il suo valore sia comunque fondamentale ai nostri giorni (e il lavoro di Helen Dwyer me lo ha ampiamente dimostrato): la poesia ha la capacità di farci fermare dal ritmo accelerato delle nostre vite per guardare al mondo con occhi nuovi, per comprendere e avere il coraggio di intervenire su quello che succede ogni giorno, per accrescere la consapevolezza del valore della vita. La poesia non ucciderà mai e neppure mai salverà: la poesia semplicemente ci parla, in un’epoca in cui la cosa più facile da fare è sostare silenziosi e immobili davanti alle nostre televisioni, senza realizzare che il mondo inizia fuori dalle porte della nostra casa. Stare in silenzio è un lento morire, mentre la poesia ha la forza di parlare.

Qui di seguito riporto alcune delle domande che ho rivolto ad Helen Dwyer nel corso del nostro scambio di e-mail insieme alla sua poesia, che tanto mi ha colpita, “This room”.

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Do you think that poetry still has a role in our society? Which one is it?

I think the role of poetry is to make us stop what we are doing in our busy lives and reflect on life and the world about us. Also, poetry brings truth into the world. No one tells lies in a poem because poems are written from the heart and the heart does not lie. So, poetry spreads the truth. I think it is particularly important nowadays when there is a trend towards inventing fake news to fool people and gain their support by deception. Also, in the Western world, we have become a little richer in recent times, I think this has made us more self-centred, more selfish and less caring. Poetry enables the more caring people among us to spread the word about the less fortunate. It also enables us to dwell on matters which don't have a material value such as love, compassion, friendship.

Thinking about our reality, poetry's world seems very far, how is it possible that some people still love to write or read poems?

I think we still need poetry, and all the arts, to help us rise above the mundane nature of everyday life. Sometimes we need to escape from everyday reality. We need to elevate ourselves to a higher level. Some people try to do this with alcohol or drugs or by spending a lot of money on material goods. These things offer us an escape from reality but the benefits are short lived. Soon we need more alcohol or drugs or more material goods. So poems enable us to escape to a higher reality.

However, I believe the world of poetry is not distant from our everyday world. There is poetry all around us; it is in the beauty of nature, in the laughter of children, it is even in our busy city streets.

During the Festival, it was said that "poetry can save the world", do you think it is really possible?

The Welsh poet Dylan Thomas said: «A good poem is a contribution to reality. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and of the world around him. »

Lao Tzu said, «If you want to awaken all of humanity, then awaken all of yourself. »

A small change in the individual can bring about a small change in the world. The person writing or reading a poem is not going to take up a gun and kill someone. Poetry can help us to transcend the unavoidable losses of life. So, yes, I believe that poetry can, in small ways, change the world for the better.

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THIS ROOM

In memory of my mother, May

In this room with no view

Nights seem to outnumber days.

They march through your mind

Like wounded soldiers

Returning from battle-

Tired, bloody, not yet relieved.

In this room with no view

The past lies beside you,

The future is for other people.

Every day hungry dogs

Gnaw your bones relentlessly.

In this room with no view

Indignity introduces herself

On faltering footsteps,

Humiliation sneaks in

With everything you can no longer do.

Outside, they walk in the rain,

Doze on homeward buses-

Never knowing they are blessed.

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